Oggi vi presentiamo l'intervista a Marco Crotta, uno dei massimi esperti italiani di Blockchain. Diventato informatico all'età di 12 anni, imparando a programmare da autodidatta il suo C64, consegue la laurea presso l'Università di Milano Bicocca. Avvia la sua carriera come consulente per poi dedicarsi allo sviluppo di progetti di sicurezza per la Magistratura e Forze dell'ordine.
Da anni è attivo nel mondo delle cryptovalute e dal 2017 diventa uno dei più influenti divulgatori con il suo canale youtube e caffetteria virtuale "Blockchain Caffè".
Buongiorno Marco, possiamo definirti un precursore dei tempi: informatico a soli 12 anni. Come nasce e si sviluppa la tua passione per la Blockchain?
Come spesso accade… per sbaglio. Io all’inizio non credevo a quello che si diceva sulla blockchain e su quel fantomatico bitcoin, di cui si diceva ogni cosa, anche le più incredibili, anche quelle che andavano contro a teoremi studiati in Università, anche contro l’evidenza di quello che avevo appreso negli anni. Più che incredibile era non-credibile.
Ho iniziato a studiarla proprio per dimostrare che non era possibile tutto quello che veniva detto… e ho perso. O quasi. Ho scoperto cosa fa davvero la blockchain, cosa può fare. Ho scoperto la libertà di bitcoin, ho visto una porta aperta su un mondo nuovo e diverso dalle enormi potenzialità. E ho capito che risultava non-credibile perché era spiegato male, in modo sensazionalistico ed approssimativo, ma che una volta capito come stavano davvero le cose non potevo derubricarla come una semplice novità, era una rivoluzione e volevo farne parte.
Founder di Blockchain caffè, la “caffetteria virtuale” in cui si parla di criptovalute, di blockchain e di come questa tecnologia sta cambiando il mondo. Come nasce questa idea e quali sono i suoi obiettivi?
Capito il potenziale di questa tecnologia, mi era chiaro che avrebbe cambiato il mondo… e mi sono preso la responsabilità di provare a farlo.
Quando ho cominciato erano pochissime le persone che davvero se ne intendevano (e io non ero ancora tra queste), erano inarrivabili, difficili da coinvolgere e affrontavano il tema ad un livello tale da rendere la materia incomprensibile per un neofita. A Milano ad esempio c’erano i Meetup organizzati da Giacomo Zucco, ma arrivavano a coinvolgere poche decine di persone. Erano di un livello altissimo, ma raggiungevano poche persone, molte delle quali già del settore.
Mi sono reso conto che bisognava spiegare quello che stava succedendo a quante più persone “normali” possibile, quindi affrontando il tema in modo leggero, facendo gli approfondimenti tecnologici solo quando necessario, dare spazio agli approfondimenti ma soprattutto semplificare, semplificare al massimo, sempre però senza correre il rischio di banalizzare o di approssimare le spiegazioni al punto da renderle poco corrette.
Ho seguito l’esempio di mia moglie e ho scelto Youtube per arrivare a quante più persone possibili, ho deciso di utilizzare i social come strumento di divulgazione e diffusione di un messaggio utile, formativo e positivo.
In che modo la Blockchain può influire sulle dinamiche aziendali ed il business d'impresa?
Molti e diversi. Alcune aziende verranno totalmente rimodellate da questa tecnologia, altre verranno toccate solo marginalmente. E’ difficile dire di preciso come perché ci sono molti casi diversi ed ognuno è a sé. Basta fare il parallelo con Internet prima, i social dopo ed ora gli smart-phone.
Ognuna di queste tecnologie ha avuto un impatto enorme nel modo di fare business, di generare valore, di divulgare un contenuto, di cercare conversioni, di vendere. La verifica è presto fatta: quante e quali aziende possono proseguire il loro lavoro in caso di assenza di connettività? Pochissime. Quindi anche quando il nostro lavoro non è “in rete”, di fatto spesso ci passa, o ci si appoggia.
Quando asset digitali, criptovalute, smart contract saranno la normalità, vedremo in quanti campi e come saranno diventate un pilastro delle nostre PMI.
Adottare la blockchain non è semplice, perché è una tecnologia “disruptive” : molto bello a dirsi, ma difficile da capire e da portare avanti. In alcuni casi può richiedere di cambiare radicalmente punto di vista, di rivedere i processi, di rivedere i flussi organizzativi e lavorativi, infine di cambiare business model e value proposition. Non sono passi facili da fare, e non vanno presi alla leggera. Bisogna però essere disponibili a farli e valutare l’impatto con cautela, ma anche con entusiasmo.
Molti stati Europei hanno già un approccio “aperto” alle cryptovalute ed alla Blockchain. Puoi darci un breve quadro della situazione in Italia? Qualche dato?
Argomento spinoso… Molte aziende stanno guardando questo settore con interesse, curiosità e voglia di fare. Questo è un bene. Siamo però frenati da una macchina burocratica pesante e in attesa di conferme e linee guida sul fronte legale e normativo. Come spesso abbiamo avuto modo di vedere, l’innovazione si muove veloce come le idee, guardando avanti e cercando di scorgere qualcosa che è ancora solo all’orizzonte.
Ma il mondo “delle carte” (paragone analogico calzante) è molto più lento, guarda come e se il nuovo può inserirsi nell’esistente e la modifica si valuta sempre cercando di preservare l’esistente prima di tutto. Ma la tecnologia c’è e non si può arrestare. Ci rende capaci di fare cose nuove, diverse, migliori, e solo questo è sufficiente a fare si che quelle cose accadano, e stanno accadendo.
Resterà tuttavia, come oggi, la possibilità di pignorare o bloccare un conto e fare un prelievo forzoso, cose che con una vera criptovaluta sarebbero impossibili.
Dando una rapida occhiata a LinkedIn ed ai portali di ricerca lavoro, riscontriamo oggi moltissime opportunità professionali in ambito Blockchain. Sempre più aziende hanno la necessità di assumere risorse formate in tale ambito. Puoi indicarci quali sono le figure emergenti legate a questa tecnologia e quali sono gli innovativi sbocchi professionali a cui l'attuale generazione deve prestare attenzione?
E’ tornato un periodo, come a fine millennio scorso, in cui gli specialisti sono figure molto ricercate. Visti i recenti balzi in avanti della tecnologia questo non sorprende. Tra le prime figure ricercate ci sono gli sviluppatori.
Una volta era indispensabile parlare inglese per trovare lavoro, poi è stato richiesto “l’uso del computer”, saper scrivere codice è una skill indispensabile nei prossimi anni, motivo per cui ora andrebbe inserito nelle scuole. E questo in generale, non nello specifico per la blockchain.
Gli esperti di Cyber Security sono già ricercatissimi, e sarà sempre più così. Allo stesso modo gli esperti di data science, di intelligenza artificiale. Guardando al nostro settore, nello specifico saranno richiesti gli sviluppatori di smart contract, sarà utile conoscere almeno un paio di piattaforme. Le professioni poi si fonderanno: tecnologia applicata alla finanza e viceversa, giuristi prestati alla programmazione e viceversa. Molte delle professioni che vedremo nei prossimi 5, 10 anni non hanno ancora un nome.
La cosa certa è che saremo in continua formazione permanente: chi non si aggiorna è perduto. Per questo ci sarà sempre di più la richiesta di contenuti formativi, di corsi, di lezioni on-demand. Le aziende di oggi devono già pensare a dedicare una voce di budget all’innovazione ed una alla formazione, che coinvolga anche una parte sensibile delle ore di lavoro perché deve essere una priorità innanzitutto dell’azienda, e non solo lasciata alla buona volontà del dipendente.
Confermato il variegato impiego della Blockchain nei diversi ambiti di mercato, che consigli senti di poter dare a chi sta cercando la propria strada e magari vuole indirizzarsi verso questa innovativa tecnologia?
Studio, studio, studio. Poi prove, errori, tentativi, giochi, proof of concept… e ancora studio e da capo.
Questa è una tecnologia di accademia e di bottega: si studia e si prova, si applica, si sperimenta. E’ una tecnologia che cambia, e anche velocemente, non si finisce di imparare, non si arriva sapere “tutto quello che serve”. Si impara anche e soprattutto facendo, dopo aver letto molto, perché non è teoria: è una pratica tremendamente tangibile e concreta, esiste per produrre effetti reali ed avere un impatto.
Ci sono molti altri modi di informarsi, ognuno coi suoi costi, tempi, vantaggi e difficoltà. Ci sono buoni corsi a cui iscriversi, ma non sono la maggioranza dell’offerta disponibile. Altra fonte utile sono gli eventi ed i meetup dove incontrarsi face to face fa molta differenza (in positivo): io stesso ho avuto molto aiuto e supporto dalle diverse persone incontrate in queste occasioni, quasi a testimoniare che la blockchain si basa sulla comunità e quando serve la crea anche.
Bisogna partire facendosi una base solida, quindi si parte da bitcoin, si scrive del codice, si conosce la crittografia di base. Non è necessario diventare dei matematici, ma se non si è in grado di fare nella pratica, non si arriverà mai a fare lavori di altro livello come il project manager o avere figure da C level (salvo rischiare davvero tanto).
Poi necessariamente ci si specializza, si arriva a scegliere una propria nicchia di applicazioni, si affinano i propri strumenti e ci si fa la propria cassetta degli attrezzi.
Quali saranno secondo te le più importanti novità nel 2020 riguardanti DLT e Blockchain?
Il settore è in crescita, prevedo (ma soprattutto spero) in una annata carica di energia, di lavoro e di svolte, quindi permettetemi un po’ di buonumore.
L’halving di Bitcoin a marzo sarà un checkpoint importante, andremo infatti a testare il comportamento dei miners e del mercato: come sappiamo l’andamento della prima cryptovaluta ha sempre influenze importanti su tutto il settore.
Arriveranno i primi progetti seri e utili, i primi casi di successo (era ora!) quindi arriveranno altre aziende, e conseguentemente ci sarà richiesta di altra formazione:“chi non ha fatto il corso di nuoto quando poteva paga a caro prezzo i salvagenti quando ne ha bisogno” (vecchio proverbio dei bagnini romagnoli).
Spero anche in un segnale chiaro e forte da parte delle istituzioni, segnale che dovrebbe definire cosa è legittimo fare e come, così da liberare dall’imbarazzo molti progetti e permettere alle nostre startup di fare innovazione qui piuttosto che andare in altri stati dove la legge è già scritta e si sa almeno cosa si può fare e cosa no.
Ci saranno anche degli scossoni provenienti dal mondo economico e legale: arriveranno (purtroppo?) le valute digitali di Stato (solo parenti alla lontana di Bitcoin, come abbiamo detto) ma anche le monete private (Libra ha fatto il suo primo tentativo, apparentemente fallito, ma altre ce ne saranno), le banche cambieranno faccia obtorto collo. Già tremo all’idea di dover spiegare tutto questo ai più anziani in famiglia, sarà durissima, soprattutto per loro.
Vedremo anche una crescita del DeFi (Finanza decentralizzata) in cui pochi guadagneranno molto e molti si faranno un po’ male (analogamente alle ICO del 2017)
E di tutto questo posso essere certo: me l’ha detto anche Satoshi ;)
Grazie Marco per il tempo dedicato, complimenti e .. in bocca a lupo per la tua attività!
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